Pier Luigi Pizzi lavora per sottrazione per Anna Bolena
di
Gabriele Isetto
Per
la prima volta nella sua lunga carriera il regista Pier Luigi Pizzi si è
cimentato in un titolo mai affrontato: Anna
Bolena di Gaetano Donizetti, che ha debuttato con un grande successo al
Teatro La Fenice di Venezia con cinque date.
Apprezzata
la scelta registica del Maestro di lavorare per sottrazione in tutti gli
aspetti, per mettere in risalto la psicologia dei personaggi, pur mantenendo la
consueta eleganza che contraddistingue gli allestimenti di Pizzi.
Se
la linea belcantistica di questa Anna Bolena veneziana fatica talvolta
a mantenersi entro coordinate stilisticamente aderenti alle esigenze espressive
tipiche di quest’opera (in cui l'intensità drammatica non può prescindere dalle
sfumature sentimentali), parte della responsabilità va attribuita alla direzione
di Renato Balsadonna. Il Maestro sceglie infatti tempi dilatati e spesso
appesantiti, privilegiando un approccio interpretativo proiettato verso il
futuro. Va comunque riconosciuto a Balsadonna il merito, come già sottolineato,
di aver proposto l’opera nella sua versione integrale: lo spettacolo ha avuto
una durata complessiva di quattro ore.
Ottima
la vocalità del coro, sotto la guida di Alfonso Caiani, che ha interpretato
magnificamente i cortigiani alla corte di Enrico VIII.
Il
pubblico è rimasto incantato dalla bravura della soprano Lidia Fridman, il cui
colore vocale, molto scuro, si adattava perfettamente al personaggio di Anna
Bolena; questa scelta metteva in secondo piano la dolcezza che servirebbe al
personaggio, per dare risalto alla sete di potere. Ancora più convincente è
stata la mezzosoprano Carmela Remigio (Giovanna) che ha colpito per la sua
presenza scenica e per una voce dal timbro impeccabile. Il basso Alex Esposito ha
dato vita ad un eccellente Enrico VIII, grazie a un fraseggio incisivo che
metteva in luce la crudeltà del sovrano. Molto buone anche le interpretazioni
di Enea Scala (Percy) e William Corrò (Lord Rochefort) quasi sempre insieme in scena
e sempre efficaci. Degna di nota, infine, anche la convincente interpretazione
di Luigi Morsassi nel ruolo dell’ufficiale del re, portata a termine con
solidità e precisione.
Come
detto all’inizio dell’articolo, Pizzi ha lavorato per sottrazione soprattutto
nella scenografia e nei costumi, ma senza tradire lo spirito del libretto. Prima di parlare di questi aspetti,
voglio dare due informazioni: il regista ha avuto una formazione da architetto
ed il suo pittore preferito è Caravaggio. Il Maestro ha ideato una bella e
grande struttura di legno con archi a tutto sesto, che si ispira al tardogotico
e che crea un senso di claustrofobia, quasi come se anche gli spettatori
partecipassero all’incubo vissuto da Anna Bolena. Molto eleganti anche i
costumi, tutti dalle tinte e dalle fogge
caravaggesche, che ci rimandano appieno alla corte di Enrico VIII.
Una
serata che ha avuto un grande successo.