La Rondine di Puccini torna con successo a Pisa
di
Gabriele Isetto
Nel
corso della storia del Teatro Verdi di Pisa, La Rondine di Giacomo Puccini è stata rappresentata solamente due
volte (1981, 2015) e, a distanza di otto anni, il titolo torna sul palcoscenico
di questo Teatro in una versione che ha emozionato tutti gli spettatori.
Il
regista Paul-Emile Fourny ha cambiato l’epoca descritta dal libretto, cioè il
Secondo Impero francese, trasportando l’opera durante la Prima Guerra Mondiale
e questa scelta è più che azzeccata anche perché Puccini iniziò la composizione
dell’opera proprio in questo periodo.
Ottima
la direzione del Maestro Valerio Galli che ha guidato l’Orchestra Archè in modo
accurato e molto chiaro. La protagonista, così come la musica, è una donna
molto fragile e Galli ha saputo ben rendere i momenti più intimi e profondi della
partitura entrando in perfetta sintonia con tutti i cantanti.
Eccezionali
le due protagoniste femminili: Magda e Lisette rispettivamente Claudia Pavone,
con una potete voce che ha lasciato incantati gli spettatori, e Maria Laura
Iacobellis, con un dolce timbro vocale e
forte presenza scenica. Ottimi anche i due interpreti principali
maschili: Matteo Falcier (Ruggero) e Vassily Solodkyy (Prunier) entrambi con
una bellissima voce tenorile e ben calati nei loro ruoli. Molto brave e
simpatiche le cantanti che hanno reso una buonissima prova dando vita alle tre
amiche di Magda: Benedetta Corti (Yvette), Sevilay Bayoz (Bianca) e Michela
Mazzanti (Suzy). Completano il cast altri quattro abili cantanti: Francesco
Verna (Rambaldo), Giorgio Marcello (Périchaud), Mentore Siesto (Gobin) e
Tommaso Corvaja (Crébillon).
Sotto la supervisione di Marco Bargagna, è risultato bravo, ma veramente bravo, il Coro Archè a cui è stato chiesto il bis nel secondo atto, oltretutto pensando che in quest’opera il coro non è fondamentale come in altri melodrammi, ma fa da contorno alle diverse storie d’amore tra i vari protagonisti.
Sotto la supervisione di Marco Bargagna, è risultato bravo, ma veramente bravo, il Coro Archè a cui è stato chiesto il bis nel secondo atto, oltretutto pensando che in quest’opera il coro non è fondamentale come in altri melodrammi, ma fa da contorno alle diverse storie d’amore tra i vari protagonisti.
Molto
bella e pertinente la parte visiva curata da Benito Leonori. Ci troviamo in un teatro
in rovina con tanto di palchetti laterali e palcoscenico centrale dove si
svolgono quasi tutte le scene. Ci sono due elementi chiave in questa
scenografia: la rovina, perché appunto ci troviamo in piena Guerra Mondiale e
il teatro, perché è proprio in questo luogo che tutte le vicende si raccontano
più di una volta e le rovine riprendono vita. Molto vivaci e colorati gli abiti
ideati da Giovanna Fiorentini.
Molti
sono stati gli applausi finali da parte di un pubblico soddisfatto che ha
richiamato più volte sul palcoscenico i cantanti e il direttore d’orchestra.
Le foto a corredo dell'articolo sono di © Kiwi photograper - Diego Bianchi