Pier Luigi Pizzi e la sua visione de I Lombardi alla prima crociata
di
Gabriele Isetto
Buona
la prima! Al Teatro Regio di Parma si è aperto con grande successo il Festival
Verdi 2023. Nel foyer del Teatro
c’era molta eleganza per la prima de I
Lombardi alla prima crociata, una delle opere meno conosciute del Maestro
di Busseto.
A
firmare la regia, la scenografia ed i costumi di questo dramma lirico è stato
Pier Luigi Pizzi, una garanzia per il mondo dello spettacolo.
Entrando
in platea gli spettatori si sono trovati di fronte al sipario aperto che
mostrava un palcoscenico vuoto e nero costituito solamente da una piattaforma
circolare e dei gradoni. Da qui è partita l’opera che si è rivelata rispettosa
nei confronti del libretto e della musica e che, come nelle corde di Pizzi, ha
giocato sulla raffinatezza del contrasto tra il bianco ed il nero con alcuni
sprazzi di colore. Questa volta il regista gioca con una serie di
videoproiezioni molto efficaci, alcune che ricreano proprio la scenografia come
ad esempio la chiesa di Sant’Ambrogio a Milano, il palazzo di Folco (con tanto
di incendio) e la caverna; altre videoproiezioni invece simboleggiano gli stati
d’animo dei protagonisti come l’immagine della Vergine e la città di
Gerusalemme nel finale per la morte di Pagano.
Fantastici
anche i costumi, tutti inerenti all’epoca e allo svolgimento della vicenda.
Anche qui Pizzi gioca sulla cromaticità dei colori, in particolare nella scena
delle odalische, dove la protagonista vestita di bianco, simbolo della
speranza, è circondata da donne che indossano costumi dai colori molto accesi.
Da sottolineare una trovata regista molto interessante e cioè quella di inserire degli strumenti sul palcoscenico, in particolare un violino che, come afferma lo stesso regista è “come si trattasse di un personaggio vivo” e che è alla base di tutto lo spettacolo proprio a sottolineare l’importanza della musica.
Da sottolineare una trovata regista molto interessante e cioè quella di inserire degli strumenti sul palcoscenico, in particolare un violino che, come afferma lo stesso regista è “come si trattasse di un personaggio vivo” e che è alla base di tutto lo spettacolo proprio a sottolineare l’importanza della musica.
Il
direttore Francesco Lanzillotta dirige la Filarmonica Arturo Toscanini,
assistita dall’Orchestra Giovanile della Via Emilia, e riesce validamente a
dare continuità alla partitura traducendola in un racconto compiuto in cui
trovano il giusto spazio i momenti più salienti.
Ottimo
tutto il cast, fra tutti hanno spiccato Michele Pertusi (Pagano) e Lidia
Friidman (Giselda) per la loro potente voce e la loro convincente recitazione.
Perfetto Antonio Corianò nel ruolo di Arvino che convince completamente gli
spettatori. Inizialmente un po’ giù di tono ma poi si è ripreso molto bene
William Corrò nel suo ruolo di Acciano. Antonio Poli riesce a dare una grande
interpretazione al suo personaggio di Oronte. Infine quattro interpreti i cui
personaggi non appaiono molto spesso in scena, ma che comunque sono riusciti a
strappare gli applausi del pubblico: Giulia Mazzola (Viclinda), Luca Dall’Amico
(Pirro), Zizhao Chen (un priore) e Galina Ovchinnkova (Sofia).
Veramente
bravo anche il Coro diretto da Martino Faggiani, che ha raggiunto il suo apice
nella famosa aria “O Signore, dal tetto natio”.
Lunghissimi
applausi, sia a scena aperta che a fine spettacolo, hanno dimostrato il
successo di questo allestimento.
Le
foto a corredo dell’articolo sono di © Roberto Ricci