Guglielmo Tell: il “sogno” ideato da Arnaud Bernard
di
Gabriele Isetto
Guglielmo Tell, l’ultima
opera composta da Gioacchino Rossini, ha fatto il tutto esaurito al Teatro
Verdi di Pisa riscuotendo un meritato successo e riportando alla memoria quello
che fu appunto il titolo con cui il teatro inaugurò il 12 novembre 1867. Un
allestimento, quello andato in scena, particolare ma molto apprezzato e
azzeccato del regista Arnaud Bernard che ha ambientato l’opera non più nel
medioevo, come richiede il libretto, ma nell’Ottocento rivisitando la trama
dell’opera ma senza tradire il compositore.
Lo
spettacolo si apre in uno splendido salotto borghese con un grande lampadario e
una grande tavola imbandita, grazie alla scenografia realizzata da Virgile
Koering dove, sulle note della famosa ouverture, un bambino vestito da marinaretto che
gioca con una mela, legge con molto interesse un libro sulle avventure Guglielmo Tell e come per magia i
personaggi si materializzano davanti a lui indossando i bellissimi costumi
ideati da Carla Galleri. Il regista ha infatti tenuto ha mettere in evidenza
l’aspetto sognante e sentimentale dell’opera a discapito della trama politica perché ritenuta troppo lontana nel
tempo.
Carlo
Goldstein ha diretto l’orchestra I Pomeriggi Musicali alternando momenti dal
piglio appassionato ed incalzante, come ad esempio nel famoso galopp dell’ouverture, ad altri più sentimentali. Da segnalare che sono stati
effettuati dei tagli alla partitura musicale, non tutti apprezzati, ma nel
complesso la direzione dell’opera è risultata gradevole.
Un
plauso al coro OperaLombardia, guidato da Massimo Fiocchi Malaspina,
soprattutto nel quarto atto quando, abbattuta la quarta parete, è sceso in
platea e ha cantato lì il gran finale dell’opera.
Venendo
al cast tutti gli applausi sono stati più che meritati. Il giovane baritono
Michele Patti con un bel timbro vocale ed un’ottima presenza scenica ha
interpretato il ruolo del protagonista ricevendo applausi anche a scena aperta;
veramente brava Barbara Massaro sia nella mimica, quando inizialmente interpreta
il ruolo dell’iperattivo bambino Jemmy,
sia nel canto quando durante l’opera interpreta lo stesso ruolo; il giovane
Rocco Cavalluzzi dà vita in maniera più che convincente a Gessler, il cattivo
della storia; Prova superata anche per Irene Savignano (Edwige) e Clarissa
Costanzo (Matilde) quest’ultima con un impetuoso timbro vocale. Il resto
dell’ottimo cast è composto da: Matteo Falcier (Arnoldo), Davide Giangregorio
(Gualtiero), Pietro Toscano (Melchthal), Nico Franchini (Un pescatore), Luca
Vianello (Leutoldo) e Giacomo Leone (Rodolfo).
Avendo
già visto dello stesso regista il Nabucco
verdiano andato in scena nella
stagione estiva 2018 all’Arena di Verona, posso affermare che c’è un disegno
ben preciso nelle rivisitazioni che Bernard propone delle grandi opere, mai
banale, come purtroppo succede per alcuni allestimenti finalizzati solo al far
discutere. Arnaurd Bernard anche in questo caso ha stravolto sì la trama dell’opera, ma senza mai tradire il
libretto, la musica e soprattutto l’idea che il compositore voleva trasmettere:
la grandezza del racconto epico composto per l’Opéra di Parigi.
Le
foto di scena a corredo dell’articolo sono di © Alessia Santambrogio