Falstaff e il suo servo: tra Shakespeare e Verdi
di
Gabriele Isetto
Il
Teatro del Giglio di Lucca ha messo in cartellone lo spettacolo Falstaff e il suo servo coproduzione del
Centro Teatrale Bresciano, Teatro de Gli Incamminati e Teatro Stabile d’Abruzzo
scritto da Nicola Fano e Antonio Calenda, che ne è anche regista, liberamente
ispirato a Le allegre comari di Windsor,
Enrico IV e Enrico V di Shakespeare ed al Falstaff
di Giuseppe Verdi su libretto di Arrigo Boito.
I
due personaggi, Falstaff ed il suo servo (inventato appositamente per questo
spettacolo), ricordano vari episodi della vita trascorsa, ma ciò crea un problema
non indifferente perché, se non si è conoscitori delle varie vicende di cui
Falstaff è protagonista, è difficile comprendere bene la narrazione e
raccapezzarsi nelle vicende che si susseguono senza un ben definito filo
conduttore. Evidente l’innesto di parti del libretto di Boito ed in particolare
l’aria «Quando ero paggio del duca di Norfolk» presentata però non con la
leggerezza che ritroviamo nell’opera lirica ma con evidente malinconia.
Per
tutto lo spettacolo si alternano comicità e dramma ed i personaggi sono
diametralmente in antitesi tra loro: da una parte Falstaff interpretato da
Franco Branciaroli che anche stavolta porta la sua personale ed inconfondibile
cifra stilistica a caratterizzare un personaggio smisurato, gaudente, amante
del cibo ma soprattutto del bere, e dall’altra un bravissimo Massimo De
Francovich che dà vita al servo austero e riflessivo che può essere letto come coscienza
di Falstaff e che, in alcune occasioni, impersona vari soggetti con cui il suo
padrone si è scontrato. Non si deve pensare però che tra i due ci sia un
rapporto sbilanciato tra signore e sottomesso perché, proprio in quanto
coscienza, sono entrambi sullo stesso livello e ciò è essenziale affinchè il
protagonista possa tirare le somme della propria vita.
Di
buon livello anche gli altri protagonisti: Alessio Esposito (Page / Bardolfo),
Matteo Baronchelli (Ford / Francis), Valentina D’Andrea (Mrs. Ford / ostessa) e
Valentina Violo (Mrs. Page / prostituta).
Laura
Giannisi propone per i costumi una classica iconografia per Falstaff, che
ricorda il figurino originale creato da Adolf Hohenstein per l’opera lirica,
con un pancione esagerato e vesti abbondanti e logore e come detto opposto,
anche nell’abbigliamento, per il servo magro e raffinato. La scenografia,
curata sempre dalla Giannisi, è scarna e con pochissimi elementi (un baule ed
un cavallo di legno), un fondale scuro talvolta retroilluminato a ricordare il
teatro di Strehler, grazie al buon uso delle luci di Cesare Agoni.
Le
foto a corredo dell’articolo sono di © Tommaso Le Pera