Rigoletto: una perfetta unione tra pittura e teatro
di Gabriele Isetto
Il
Teatro Coccia di Novara ha aperto con grande successo la stagione lirica
2018/2019 con un titolo molto amato dagli amanti dell’opera: Rigoletto di Giuseppe Verdi. La regia
dello spettacolo è stata affidata a Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi, i quali
hanno dato alla storia del “buffone-deforme” una chiave di lettura classica.
Il
maestro Matteo Beltrami ha diretto l’Orchestra del Teatro Coccia con piglio
potente, giocando sulle dinamiche, a volte spingendosi all’estremo ma riuscendo
nel suo intento, raggiungendo il massimo della suggestione nella scena della
tempesta. Sicuramente superata in maniera egregia la prova da parte del Coro
del Teatro Coccia, guidato dal maestro Marco Berrini.
La
giovane età di Roberto de Candia non lo aiuta a rendere il personaggio di
Rigoletto, padre affettuoso, ma invece la sua vocalità, la sua capacità
recitativa ed il suo stare sulla scena fanno sì che possa comunque risultare
convincente, come buona è risultata la prova di Aleksandra Kubas-Kruk nel ruolo
di Gilda sia vocalmente, anche se soprattutto negli alti manca di duttilità,
che da un punto di vista scenico riuscendo a dar vita al personaggio
centrandone appieno il carattere.
Stefan
Pop e Fulvio Fonzi, rispettivamente nei ruoli del Duca di Mantova e del Conte
di Monterone sono coloro che hanno maggiormente convinto sia da un punto di
vista canoro che recitativo facendo sì che i loro personaggi risultassero i più
azzeccati.
Efficaci
anche le interpretazioni di Andrea Comelli (Sparafucile) e Sofia Janelidze
(Maddalena) che si muovono bene nel ruolo senza mai scendere nel banale.
L’aspetto
visivo è risultato essere la parte più interessante dello spettacolo: una
perfetta unione tra pittura e teatro, un gioco di luci ed ombre, quasi a
ricordare i dipinti di Caravaggio e questo grazie alle magistrali luci di
Emiliano Pascucci che ha saputo dosarle in maniera sapiente.
Splendidi
i costumi rinascimentali creati da Nicoletta Ceccolini, che ha usato tessuti
damascati e velluti, distribuendo al meglio le varie sfumature di colore che
donavano una perfetta visione d’insieme agli artisti all’interno di una
imponente cornice a sostituzione del sipario. Proprio in questo aspetto si può
notare la bravura della scenografa Leila Fteita che ha puntato
all’essenzialità; all’interno di questo tabeaux-vivants
è presente solamente una scalinata che fa da filo conduttore poiché sempre
presente, si aggiungono poi pochi ma efficaci elementi di scena che richiamano
i vari ambienti come ad esempio una semplice balaustra per la casa di Rigoletto
o un magnifico arazzo dorato nel secondo atto per il Palazzo Ducale.
Le foto di scena a corredo dell'articolo sono di © Mario Finotti