La Fedra “museale” di Racine per Federico Tiezzi
di
Gabriele Isetto
Fedra
è un personaggio della mitologia greca, follemente innamorata del figliastro Ippolito;
in realtà lui ama un’amazzone e la matrigna, pazza di gelosia, si vendica
annunciando davanti al marito Teseo di essere stata violentata dal figliastro.
Nel
corso dei secoli Fedra è stata oggetto di molte trasposizioni teatrali, tra cui
quella di Racine (del 1677), e che il regista Federico Tiezzi ripropone nella
sua chiave di lettura onirica e atemporale.
La Fedra scritta da Racine è allo stesso tempo una tragedia ma anche un dramma psicologico, che indaga a fondo i sentimenti dei protagonisti facendone uscire gli animi più tormentati.
La Fedra scritta da Racine è allo stesso tempo una tragedia ma anche un dramma psicologico, che indaga a fondo i sentimenti dei protagonisti facendone uscire gli animi più tormentati.
Tiezzi
fa muovere sul palcoscenico sette bravissimi attori, che interpretano al meglio
la tragedia. Fra tutti gli interpreti spicca la protagonista Elena Ghiaurov con
forte portamento scenico e ottima recitazione. Al suo fianco hanno recitato:
Chaterine Bertoni de Laet, Martino D’Amico, Valentina Elia, Riccardo Livermore,
Bruna Rossi e Massimo Verdastro. Tutti se la sono cavata egregiamente anche
perché non è semplice recitare una tragedia interamente in versi e non in
prosa.
Senz’altro
incuriosisce molto l’aspetto visivo dello spettacolo, accattivante e atemporale,
anche se forse non si capisce con precisione cosa abbia voluto dirci Tiezzi con
questo tipo di ambientazione, l’azione infatti sembra svolgersi in una sorta di
museo (la scenografia è curata dallo
stesso regista insieme a Franco Raggi e Gregorio Zurla) con busti di marmo, una
statua di un lupo, un bonsai in una teca e la riproduzione del dipinto Atlanta e Ippomene di Guido Reni. Anche
i costumi settecenteschi e borghesi curati da Giovanna Buzzi sono di forte
impatto.
In
questo spettacolo un ruolo decisamente importante è dato dall’ottimo uso delle
luci soffuse di Gianni Pollini, che illuminano pochissimo il palcoscenico,
lasciandolo nella quasi oscurità per poi usare nei momenti salienti luci rosso
fuoco per sottolineare la pazzia della protagonista.
Uno
spettacolo che merita di essere visto.