Pizzi propone con successo la Turandot incompiuta

di Gabriele Isetto



Giacomo Puccini morì il 29 novembre 1924 a causa di un tumore maligno e lasciò incompleta la sua ultima opera Turandot, che fu poi finita da Franco Alfano. Oggi, sul palcoscenico di Torre del Lago, gli spettatori hanno potuto vedere l’opera incompiuta, così come lasciata dal Maestro, che termina dopo il corteo funebre della morte di Liù.
Il regista, costumista e scenografo Pier Luigi Pizzi come sempre ha dato una chiave di lettura molto suggestiva all’opera basandosi, come spesso fa, sull’utilizzo e sul significato  dei colori sia per quanto riguarda i bellissimi costumi, sia per quanto riguarda la scenografia. I costumi color porpora dei soldati imperiali simboleggiano la devozione verso la principessa ed il blu dei costumi del popolo indica invece silenzio e lealtà. Altrettanto suggestivo e coinvolgente l’utilizzo delle immagini proiettate sul ledwall che rappresentano sia i luoghi dove si svolge la vicenda (la città di Pechino), sia le azioni svolte come nel caso del grande e potente fuoco che appare nel primo atto durante il supplizio del principe di Persia. Di grande effetto la scelta registica di disporre i vari personaggi a un diverso livello di altezza: in alto sopra le impalcature sono posizionati l’imperatore e Turandot che simboleggiano il potere, mentre in basso troviamo il popolo e tutti gli altri personaggi.


Veramente ottima la direzione del maestro Renato Palumbo che ha trascinato con sé l’orchestra nella sua visione della partitura, dando grande risalto ai momenti più intimi e restituendo un’atmosfera fiabesca e di magia, cogliendo lo spirito pucciniano.


Cast stellare per questa rappresentazione. Amadi Lagha, come ormai da molti anni sul palco di Torre del Lago, ricopre il ruolo di Calaf migliorando sempre più grazie all’esperienza e dando il meglio di sé. Anna Pirozzi debutta in questo Teatro nel ruolo della principessa, incantando gli spettatori soprattutto nell’aria «In questa reggia». Ottima l’interpretazione di Chunxi Hu (Liù) che con il suo fraseggio mette in risalto tutta l’intimità del suo personaggio. Interessante la chiave di lettura che Pizzi ha voluto dare all’Imperatore, interpretato da Danilo Pastore che ha dato reso un personaggio con una ricca gestualità scenica. Veramente bravi Pietro Spagnoli (Ping), Saverio Pugliese (Pang) e Luigi Morassi (Pong) che si sostengono l’uno con l’altro specialmente durante tutto il secondo atto. Molto energico e pieno di vita Andrea Concetti (Timur) che sa muoversi perfettamente sul palcoscenico. Infine, nomino tre persone che, pur non cantando, impongono molto bene la loro presenza scenica: Greta Buonamici (Prima ancella), Maria Salvini (Seconda ancella) e Davide Piaggio (Principe di Persia).
In conclusione è stata una serata di successo e molto suggestiva che è arrivata al cuore degli spettatori.

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