Tosca come un film noir: il bianco e nero a teatro
di
Gabriele Isetto
Grande
successo per la Tosca di Giacomo
Puccini andata in scena al Teatro Regio di Parma. Questo allestimento, del 1999
per il Teatro Comunale di Bologna, nacque da un’idea di Alberto Fassini, scomparso
nel 2005 e qui ripesa dal regista Joseph Franconi Lee.
Ottima
la direzione d’orchestra del mitico Daniel Oren che guida la Filarmonica
Toscanini seguendo fedelmente la partitura con grande vivacità e suoni puliti, mantenendo il ritmo pucciniano,
soprattutto nella famosa aria «Vissi d’arte».
Martino Faggiani ha preparato il magnifico coro del Teatro, che ha dato il meglio durante il Te Deum, ricevendo moltissimi applausi tutti meritati.
Martino Faggiani ha preparato il magnifico coro del Teatro, che ha dato il meglio durante il Te Deum, ricevendo moltissimi applausi tutti meritati.
La
storia di Tosca è più che conosciuta
e quindi mi soffermerò direttamente sui cantanti partendo dalla protagonista la
cui interprete Erika Grimaldi, a cui è stato anche chiesto il bis (e ottenuto) nella sua aria più
famosa, ha dato vita a una donna forte e passionale come richiede il
personaggio e ciò è stato sottolineato dalla scelta registica che porta Tosca,
nel primo atto, a cercare di distruggere il dipinto della Maddalena in preda ad
un accesso di gelosia. Anche se indisposto, Brian Jadge (Cavaradossi) ha dato
il meglio di sé, ben reggendo la scena fino alla fine dello spettacolo. Ottimo
lo Scarpia dell’eccezionale Luca Salsi che canta nella sua terra natia e come
sempre dà vita ad una grande prova, calandosi alla perfezione nei panni del
cattivo. Pur essendo presente solo nel primo atto, buona la prova di Luciano
Leoni nel ruolo di Angelotti. Da
segnalare l’interpretazione scenica di Roberto Abbondanza (il sagrestano) che con
la sua mimica e la sua prossemica ha in qualche modo divertito il pubblico come
anche Marcello Nardis ha dato un’ottima prova con il suo Spoletta. Voglio
naturalmente menzionare anche il resto del cast: Eugenio Maria Degiacomi
(Sciarrone), Lucio Di Giovanni (Carceriere) e Sofia Bucaram (Pastorello).
Il
regista, insieme allo scenografo e costumista William Orlandi, ha letto questa Tosca come un film noir in cui il bianco e nero fanno da padrone. La bellissima
scenografia di base rappresenta un’enorme scalinata dove di atto in atto
vengono aggiunti elementi scenici simbolici per dare una precisa collazione:
nel primo atto per la chiesa di Sant’Andrea un grande dipinto della Maddalena e
una cupola sotto la quale si allestisce il Te
Deum che diventa una potente scena pittorica; per la camera di Scarpia, del
secondo atto, un tavolino con crocifissi e libri e alle spalle la riproduzione
del dipinto Crocifissione di San Pietro di
Guido Reni, il tutto a simboleggiare l’ipocrisia del barone; nel terzo atto
infine solamente il grande Angelo di Castel S’Antangelo. Veramente belli e classici i costumi indossati
dai vari personaggi; in particolare quello di Tosca del secondo atto nero e oro
con tanto di diadema.
Per
finire, voglio mettere in evidenza l’ottimo uso delle luci di Andrea Borelli
che hanno aiutato ancora di più a mettere in risalto l’idea del film noir: solamente alla fine, quando Tosca
si getta da Castel’Angelo, la scena viene illuminata totalmente di rosso fuoco,
per mettere in risalto la tragicità di quest’opera.