Aida a Torino: immersi nello splendore dell’Antico Egitto
di
Gabriele Isetto
Uno
splendido allestimento di Aida quello
in scena al Teatro Regio di Torino per la regia di William Friedkin e ripreso
da Riccardo Fracchia. Il regista, come si evince chiaramente dalle sue note di
regia nel libretto di sala, ha deciso di essere fedele all’ambientazione
originale dell’Antico Egitto in cui si svolge l’azione, senza trasporlo, per
due motivi: il primo perché non concorda con le trasposizioni moderne, il
secondo, e forse il più importate, è perché Torino è la sede del Museo Egizio
il più famoso al mondo, dopo quello del Cairo, che racconta questa civiltà.
Detto
questo, dopo un’accurata ricerca storica, Friedkin insieme allo scenografo e
costumista Carlo Diappi, hanno ideato un ricco e bellissimo impianto scenico
con imponenti colonne e statue, geroglifici, arredi e perfino imbarcazioni
dell’Antico Egitto. Fantastici anche i costumi realizzati in tessuti che
ricordano il lino egizio e grazie alla loro fattura si contraddistinguono
perfettamente i personaggi: ogni personaggio principale è caratterizzato da un
colore o ad esempio da un’armatura, mentre il coro e il sacerdote tutti in
tuniche bianche.
Buona
la direzione del giovane direttore d’orchestra Michele Gamba che però, in
alcuni momenti, ha rallentato un po’ i tempi, sia in quelli corali come la
Marcia Trionfale, sia nei momenti più personali ed intimi dei personaggi come
ad esempio lo “scontro” tra Aida e Amneris nel secondo atto.
Essendo
la prima volta che lo ascoltavo per me è stata una vera scoperta il coro,
guidato da Andrea Secchi, con un’ottima dote canora che ha reso eccelsa la
scena della Marcia, arricchita dai bravi ballerini e mimi che hanno danzato
sulle coreografie di Anna Maria Bruzzese.
Tantissimi
applausi, anche a scena aperta, per il cast. Tra tutti sono spiccate in maniera
evidente la soprano Erika Grimaldi nel ruolo della protagonista e la
mezzosoprano Anastasia Blodyreva in quello dell’antagonista Amneris, entrambe
con un’ottima vocalità e presenza scenica; più che buono il Radamès di Gaston
Rivero che convince il pubblico dalla
sua prima area «Celeste Aida» ricevendo applausi; la partitura richiede una
potentissima voce per il sacerdote Ramfis e così è stato grazie a Evgeny
Stavinsky calato perfettamente in questo
ruolo; Anche se non sono personaggi principali sono risultati convincenti
Gevorg Hakobyan e Marko Mimica nelle rispettive interpretazioni di Amonasro e
il Faraone.
Lunghissimi
quindi gli applausi a fine opera, segno evidente dell’ottima riuscita di questo
spettacolo che potrebbe essere considerato uno degli allestimenti migliori di Aida.