Giacomo Puccini: nato per il teatro
di
Gabriele Isetto
L’editore
ETS ha pubblicato il bel volume Giacomo
Puccini nato per il teatro scritto in maniera esaustiva da Paola Massoni. Il
libro è suddiviso in quattro capitoli principali e due approfondimenti.
Inizialmente
vengono analizzate le definizioni generali di messinscena, evidenziando come
tale termine di origine francese nasca tra
il 1800 e il 1900 proprio per enfatizzare l’aspetto visivo dello
spettacolo; di drammaturgia musicale, con cui si indica non soltanto il modo in
cui un dramma è stato trasposto in musica e come essa possa trasmettere gli
aspetti principali della trama; di regia, cioè di quell’arte che riesce ad
unire tutte le componenti dello spettacolo.
Nel secondo capitolo l’autrice esamina l’evoluzione, a partire dal ‘600, della mise en scène e come con essa sia di pari passo evoluta la figura del compositore. Ugualmente vengono affrontati i cambiamenti legati alla fondamentale figura del librettista e di tutti coloro che sono legati al mondo del teatro come gli architetti, scenografi, inventori e pittori. Non manca un cenno circa la recitazione dei cantanti che pian piano abbandonano i gesti codificati da tempo, per arrivare ad una recitazione più naturale. Si da infine spazio ai dettami delle disposizioni sceniche in Italia e di come pian piano anche i loro più strenui difensori, come ad esempio Giuseppe Verdi, si siano aperti ai cambiamenti ammorbidendo il loro punto di vista.
Si osserva poi, attraverso i carteggi, il rapporto tra Puccini e le varie figure professionali con cui collaborava scoprendo quanto inizialmente fosse difficile da parte loro interpretare ciò che il Maestro desiderava, mentre invece in seguito la collaborazione si fa più distesa grazie alla consapevolezza e all’esperienza acquisita dal Maestro.
Il quarto capitolo presenta un excursus di come il Compositore immaginasse gli allestimenti, di quanto al loro interno fossero fondamentali le scene mute (pantomime), di come Puccini intervenisse nella stesura dei libretti e di come sia impossibile separare il testo dalla rappresentazione, il legame tra la recitazione dei cantanti e l’espressività della musica, l’importanza della luce come mezzo espressivo e simbolico, la stretta connessione tra musica e ambito scenografico, in particolar modo i fondali dipinti, vista la passione di Puccini per l’arte.
Infine nell’interessantissima “divagazione” l’autrice offre una lettura di Turandot da un punto di vista psicanalitico, con particolare attenzione al significato dei colori.
Attraverso i carteggi, gli esempi tratti da varie opere, le bellissime tavole a colori, Paola Massoni ci restituisce un quadro completo di Giacomo Puccini, uomo non riconoscibile nel suo tempo ma spinto verso l’innovazione, tanto da parlare del Maestro come di un “visionario”.
Nel secondo capitolo l’autrice esamina l’evoluzione, a partire dal ‘600, della mise en scène e come con essa sia di pari passo evoluta la figura del compositore. Ugualmente vengono affrontati i cambiamenti legati alla fondamentale figura del librettista e di tutti coloro che sono legati al mondo del teatro come gli architetti, scenografi, inventori e pittori. Non manca un cenno circa la recitazione dei cantanti che pian piano abbandonano i gesti codificati da tempo, per arrivare ad una recitazione più naturale. Si da infine spazio ai dettami delle disposizioni sceniche in Italia e di come pian piano anche i loro più strenui difensori, come ad esempio Giuseppe Verdi, si siano aperti ai cambiamenti ammorbidendo il loro punto di vista.
Si osserva poi, attraverso i carteggi, il rapporto tra Puccini e le varie figure professionali con cui collaborava scoprendo quanto inizialmente fosse difficile da parte loro interpretare ciò che il Maestro desiderava, mentre invece in seguito la collaborazione si fa più distesa grazie alla consapevolezza e all’esperienza acquisita dal Maestro.
Il quarto capitolo presenta un excursus di come il Compositore immaginasse gli allestimenti, di quanto al loro interno fossero fondamentali le scene mute (pantomime), di come Puccini intervenisse nella stesura dei libretti e di come sia impossibile separare il testo dalla rappresentazione, il legame tra la recitazione dei cantanti e l’espressività della musica, l’importanza della luce come mezzo espressivo e simbolico, la stretta connessione tra musica e ambito scenografico, in particolar modo i fondali dipinti, vista la passione di Puccini per l’arte.
Infine nell’interessantissima “divagazione” l’autrice offre una lettura di Turandot da un punto di vista psicanalitico, con particolare attenzione al significato dei colori.
Attraverso i carteggi, gli esempi tratti da varie opere, le bellissime tavole a colori, Paola Massoni ci restituisce un quadro completo di Giacomo Puccini, uomo non riconoscibile nel suo tempo ma spinto verso l’innovazione, tanto da parlare del Maestro come di un “visionario”.