Il barbiere di Siviglia di Michieletto tra alti e bassi

di Gabriele Isetto


 
Alti e bassi per Il barbiere di Siviglia di Rossini, con la regia di Damiano Michieletto, che dopo quasi vent’anni torna in scena, ripresa da Andrea Bernard e che inaugura la nuova stagione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.
Buone alcune scelte registiche come ad esempio la “lite” a suon di cuscini tra Rosina e Don Bartolo e la “costruzione” della bottega di Figaro che ben si adattano ad un’opera buffa come Barbiere ma purtroppo ci sono state altre scelte registiche che, a seconda di chi scrive, sono risultate invece senza senso come ad esempio l’annuncio di un treno in partenza da Firenze a Siviglia ad inizio opera e la scelta, nel secondo atto, di svestire la cameriera Berta dai suoi abiti di domestica per trasformarla in una prostituta.
L’opera è stata diretta dal maestro Daniele Gatti profondo conoscitore della partitura che, proprio per questo motivo, è riuscito a sottolinearne tutte le varie sfumature facendo sì che i cantanti fossero supportati al meglio e venisse esaltata la loro vocalità.


Ottimo tutto il cast a partire dal simpaticissimo e vivace, Nicola Alaimo nel ruolo di Figaro con un bel timbro vocale e che appena entrato in scena a salutato il pubblico; Voce chiara e potente per Ruzil Gatin (Almaviva) che ha strappato le risa del pubblico durante i suoi travestimenti da soldato e cardinale; Grandi applausi per Vasilisa Berzhanskaya (Rosina) con una dolce voce che fin dalla sua prima aria «Una voce poco fa» ha conquistato gli spettatori; Altrettanto bravi Fabio Capitanucci (Don Bartolo) e Evgeny Stavinskiy (Don Basilio) con una buonissima presenza scenica e vocalità; Infine bisogna ricordare la bravura di Carmen Buendìa e Eduardo Martìnez Flores nei rispettivi ruoli di Berta e Fiorello.
Da sottolineare la presenza di otto figuranti speciali (Elena Barsotti, Silvia Benvenuto, Enrica Gualtieri, Davide Arena, Mauro Barbiero, Fabrizio Casagrande, Alessandro Ciardini e Cristiano Colangelo), davvero bravi, che hanno arricchito le scene corali, mimando tutti i movimenti, soprattutto nel finale del primo atto dove l’ottimo coro del Teatro ha cantato fuori scena.


Purtroppo alcuni aspetti dell’aspetto visivo dello spettacolo non sono stati dei migliori, partendo dall’impianto scenico ideato dallo stesso Michieletto, molto povero e composto prevalentemente da sedie rosse che venivano spostate, a volte senza una ragione, e che per tutta la durata dello spettacolo hanno stancato. Fortunatamente ogni tanto venivano portati in scena altri elementi che hanno vivacizzato l’azione.
Anche per quanto riguarda i coloratissimi costumi di Carla Teti alcune idee erano buone, come ad esempio il costume tutto verde di Don Basilio, un lucertolone con tanto di coda. Non convincenti i costumi dei gendarmi alla fine del primo atto: dei semplici poliziotti con delle maschere da papero…perché?
Lo spettacolo è risultato godibile, come detto con aspetti positivi ed altri meno, ma si sa che Michieletto è un regista divisivo e non sempre le sue letture sono comprensibili e condivisibili in toto.
 
Le foto a corredo dell’articolo sono di © Michele Monasta

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