Ottima regia di Stefano Vizioli per il Werther di Massenet
di
Gabriele Isetto
Il
Teatro Verdi di Pisa ha potuto finalmente ospitare il Werther di Jules Massenet, dramma lirico in francese, tratto dal
famosissimo romanzo di Goethe I dolori
del giovane Werther. L’allestimento andato in scena è stato curato con
un’ottima regia dall’ex direttore artistico del Teatro, Stefano Vizioli. Questo
spettacolo è nato in piena pandemia,
la quale ha influito moltissimo soprattutto sulle distanze tra i cantati, che
non si toccano mai e ciò ha fatto si che il regista studiasse un buon finale
innovativo: non potendosi avvicinare, vediamo un’anziana Charlotte in sedia a
rotelle che, come in un flashback, ricorda il momento della morte del
protagonista.
Purtroppo
non siamo ancora usciti dalla pandemia e a causa di un caso di positività nel
coro delle voci bianche lo spettacolo è andato in scena senza bambini,
fondamentali nel primo e quarto atto. Lo spettacolo ha retto benissimo anche
senza di loro, ma si è sentito che mancava qualcosa.
Parlando
della musica bisogna dire che il Werther è
un’opera non facile da seguire, forse un po’ lenta nel primo e secondo atto e
non essendoci un’aria orecchiabile, ma che si riprende nel terzo e quarto atto.
Francesco Pasqualetti ha ben diretto con dinamicità ed equilibrio la
Filarmonica dell’Opera Italiana “Bruno Bartoletti”.
Ottimo
tutto il cast. Una bellissima Karima Demurova interpreta con un ottimo timbro
vocale Charlotte; nei panni di Werther un validissimo Gillen Munguia che
incarna i sentimenti del protagonista; Bravissimo e con un ottimo registro
Guido Dazzini nel ruolo di Albert; Veramente simpatico Alberto Comes con il suo
personaggio Le Bailli; Azzeccata e molto dinamica la coppia Nicola Di Filippo
(Schmidt) e Filippo Rotondo (Johann); bella presenza scenica e molto dolce il
timbro vocale di Gesua Gallifoco (Sophie); anche se appare per pochissimi
istanti, se l’è cavata egregiamente Andrea Gervasoni con il suo Bruhlmann;
chiude il cerchio l’efficace Luisa Bertoli nel ruolo di Katchen.
Emanuele
Sinisi firma una scenografia molto suggestiva, fissa con due porte laterali da
cui entrano ed escono i protagonisti e di atto in atto degli arredi simbolici
richiamano l’ambiente, come una panchina nel secondo atto o il letto dove muore
Werther nel finale. Efficace il visual curato
da Imaginarium Creative Studio che ha creato le proiezioni di elementi
rappresentativi i sentimenti dei protagonisti, a sottolineare momenti
fondamentali della partitura. Niente da dire sui bellissimi costumi di Anna
Maria Heinreich tutti molto curati e inerenti alla storia.