Il Don Giovanni di Mozart al Circo Nero


di Gabriele Isetto


È andato in scena al Teatro Verdi di Pisa un allestimento particolare del Don Giovanni,  titolo mozartiano che è stato apprezzato, in parte si ma in altre parti no, dal pubblico toscano. Coloro che si aspettavano un allestimento classico dell’opera sono rimasti delusi perché la regista Cristina Pezzoli ha dato una visione sicuramente personale dell’opera ricercando l’essenza del personaggio e cercando di accostarvisi giocosamente e, anche per sottrarsi alle miriadi di messinscena già viste, lo ha ambientato all’interno di un Circo Nero. La Pezzoli non dà però una superficiale visione femminista di Don Giovanni, ma anzi ne scandaglia in profondità la personalità, mettendone in luce l’animo fanciullesco che si burla di qualsiasi cosa e proprio per questo siamo all’interno di un circo.


Di tutto ciò che sarebbe richiesto nelle didascalie del libretto di Lorenzo Da Ponte, niente si ritrova nell’essenzialità e nell’astrattezza della scenografia di Giacomo Andrico che toglie qualsiasi riferimento realistico e nella quale si rasenta quasi l’irriverenza verso il sacro, come ad esempio durante la cena di Don Giovani apparecchiata su una grande croce o quando si ha quasi un amplesso sempre sulla croce. Tra le varie scelte registiche che lasciano perplessi altre sono interessanti come ad esempio l’uso dei microfoni ad asta ai lati del palcoscenico per i recitativi dei personaggi, ma soprattutto l’innesto del corpo di ballo del Nuovo BallettO di ToscanA che ha dato un apporto fondamentale, divenendo un vero e proprio personaggio quasi onirico, eseguendo le coreografie di Arianna Benedetti.
Poiché la regista ha immaginato il protagonista come un dandy quasi transgender, conseguentemente gli intriganti e spiazzanti costumi di Andrico sono contemporanei nello stile e dichiaratamente ispirati da stiliti come Jean Paul Gaultier o Alexander Mc Queen, evidenziando la loro struttura simbolica ed il loro uso per marcare le disuguaglianze sociali.


Anche la direzione dell’Orchestra Arché è stata affidata ad una donna, Erina Yashima che ha dato impeto alla partitura musicale mozartiana ma con inserimenti che poco si comprendono fino al rischio di compromettere l’insieme.
Buna la prova dei cantanti tra cui si sono distinti il giovane e promettente Daniele Antonanegli (Don Giovanni) che oltre alle doti canore ha dimostrato anche disinvoltura attoriale, Nicola Ziccardi nei panni di Leporello che ha saputo rendere al meglio il suo personaggio, più che convincente la prova di Diego Godoy, Francesco Vultaggio e Paolo Pecchioli nei rispettivi ruoli di Don Ottavio, Masetto e il Commendatore. Veramente brave Sonia Ciani (Donna Anna), Raffaella Milanesi (Donna Elvira) e Federica Livi (Zerlina).
Come avete capito un allestimento che ha fatto e che farà discutere e che ha lasciato molti dubbi nel pubblico.

Le foto a corredo dell’articolo sono di © Imaginarium Cretive Studio

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